Vangelo

Annunciazione

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L’Arcangelo Gabriele 8 marzo 1944.      16.1Ciò che vedo. Maria, fanciulla giovanissima, quindici anni al massimo all’aspetto, è in una piccola stanza rettangolare. Una vera stanza di fanciulla. Contro una delle due pareti più lunghe è il giaciglio: un basso lettuccio senza sponde, coperto di alte stuoie o tappeti. Si direbbe che sono stesi o su una…

La morte di Giuseppe.

La morte di Giuseppe.

La morte di Giuseppe. Gesù è la pace di chi soffre e di chi muore. Poema: I, 70 5 febbraio 1944, ore 13,30. 1(Prepotentemente, mentre sono dietro a correggere il fascicolo, e precisamente quel dettato sulle pseudo-religioni di ora, entra in me questa visione. La scrivo mentre la vedo.)

Adamo e Eva

Adamo e Eva

Dice Gesù: «Orrenda, ma non inutile. Troppi credono che Giuda (L’Iscariota) abbia commesso cosa da poco. Alcuni giungono anzi a dire che egli è un benemerito perché senza di lui la Redenzione non sarebbe venuta e che, perciò, egli è giustificato al cospetto di Dio. In verità vi dico che, se l’Inferno non fosse già esistito, ed esistito perfetto nei suoi tormenti, sarebbe stato creato per Giuda ancor più orrendo e eterno, perché di tutti i peccatori e i dannati egli è il più dannato e peccatore, né per lui in eterno vi sarà ammolcimento di condanna.

Siamo tutti uguali

Siamo tutti uguali

Siamo tutti uguali – Gesù è salito su una cassa messa contro una parete. È perciò ben visibile a tutti. Il suo dolce saluto si è già sparso nell’aria ed è stato seguito dalle parole: «Figli di un unico Creatore, udite»; poi prosegue nel silenzio attento della gente.

Gesù cammina sulle acque

Gesù cammina sulle acque

Gesù cammina sulle acque.

La sua prontezza nel soccorrere chi lo invoca.

È tarda sera, quasi notte, perché ci si vede appena sul sentiero che si inerpica su un poggio su cui sono sparse delle piante che mi paiono di ulivo. Ma, data la luce, non posso assicura- re. Insomma, sono piante non troppo alte, fronzute e contorte come di solito sono gli ulivi. Gesù è solo. Vestito di bianco e col suo manto azzurro cupo. Sale e si interna fra le piante. Cammina di un passo lungo e sicuro. Non sveltamente, ma per la lunghezza del passo fa molta strada anche andando senza fretta. Cammina sinché giunge ad una specie di balcone naturale, dal quale ci si affaccia sul lago tutto quieto sotto al lume delle stelle, che ormai gremiscono il cielo coi loro occhi di luce.

La parabola del figlio prodigo

La parabola del figlio prodigo

Poema: III, 66 30 giugno 1945.

1«Giovanni di Endor, vieni qui con Me. Ti devo parlare», dice Gesù affacciandosi sull’uscio. L’uomo accorre lasciando il bambino al quale insegnava qualcosa. «Che mi vuoi dire, Maestro?», chiede. «Vieni con Me qui sopra». Salgono sulla terrazza e si siedono dalla parte più riparata perché, per quanto sia mattina, il sole è già forte. Gesù gira lo sguardo sulla campagna coltivata, in cui i grani di giorno in giorno divengono d’oro e gli alberi gonfiano le loro frutta. Pare volere attingere il pensiero da quella metamorfosi vegetale. «Senti, Giovanni. Oggi Io credo che verrà Isacco per condurmi i contadini di Giocana prima della loro partenza.